Mindset

Sei un artista di talento? Mi dispiace ma non basta

Sei un artista davvero dotato.

All’accademia ottenevi sempre il massimo dei voti e tutti rimangono estasiati dalle tue opere.

Insomma, sei davvero bravo.

Ma non vendi.

O comunque vendi poco.

Troppo poco per vivere della tua arte.

Come mai?

Per trovare una risposta dobbiamo tornare indietro di 500 anni e analizzare la strategia utilizzata da uno dei pittori rinascimentali più famosi di tutti i tempi: Albrecht Dürer.

Sono stata infatti da poco a visitare la bellissima mostra Dürer e il Rinascimento tra Germania e Italia allestita al Palazzo Reale di Milano e ho avuto l’ispirazione per questo articolo.

Che Dürer fosse un artista dall’enorme talento si era capito sin dalla giovane età. Il ritratto del padre, dipinto a 19 anni, dimostra un’abilità ben al di sopra della media.

Insomma, sin da piccolo aveva dimostrato di essere un fenomeno!

Ritratto di Albrecht Dürer il Vecchio (1490 circa)

Ma, nonostante questo, non è che guadagnasse molto.

Addirittura dopo il viaggio in Italia, che allora era d’obbligo per chiunque volesse fare l’artista, tornò in patria frustrato più che mai: in Italia c’era un ambiente culturale fervidissimo e gli artisti erano riconosciuti per il loro valore, stimati e ben pagati. A Norimberga invece le cose non erano affatto così, al punto che in una lettera ad un amico scrisse:

Oh, come sarà per me freddo, dopo il sole! Qui (a Venezia) sono un signore, in patria un parassita.

Dürer avrebbe potuto scoraggiarsi, lamentarsi del fatto che nella sua patria c’era la crisi e che se fosse nato in Italia tutto per lui sarebbe stato diverso, appendere le sue aspirazioni artistiche al chiodo e mettersi a fare l’orafo come la sua famiglia faceva ormai da generazioni.

Ma non andò così.

Dürer ebbe un’idea geniale: quella di sfruttare un nuovo media che stava prendendo piede in quel momento nella sua patria. La stampa, che era stata introdotta dal tedesco Johannes Gutenberg nel 1455.

Stampa a caratteri mobili in una miniatura del 1568.

E così Dürer creò una propria bottega e iniziò a dedicarsi a tempo pieno alla xilografia.

“Questa tecnica era particolarmente vantaggiosa anche per ragioni economiche: poco dispendiosa nella fase creativa era relativamente facile da smerciare se si conosceva il gusto del pubblico. D'altro canto la pittura invece dava minori margini di guadagno, aveva costi considerevoli per l'acquisto dei colori ed era legata ancora strettamente ai desideri del committente, con una libertà dell'artista molto ristretta, almeno sul soggetto.” (fonte Wikipedia)

E realizzò L’Apocalisse di Giovanni, una raccolta di 15 xilografie che di fatto fu il primo libro progettato, illustrato e pubblicato da un artista nel mondo occidentale.

Con sorprendente velocità l'Apocalisse (e con essa il nome Albrecht Dürer) si diffuse in tutti i paesi d'Europa e procurò al suo autore uno straordinario successo.

I quattro cavalieri dell'Apocalisse

Che cosa ci insegna questa storia?

Che essere bravi non basta, bisogna anche saper sfruttare i media se vogliamo farci conoscere e avere successo.

Dürer cavalcò l’onda della stampa, il nuovo media dei suoi tempi.

E tu quale media puoi cavalcare?

Ovviamente internet!

Quindi se sei un artista di talento ma non sei riconosciuto dal mercato forse stai utilizzando il media sbagliato.

Forse ancora ti affidi solo a mostre, fiere e gallerie e non hai una strategia di comunicazione/vendita online efficace.

Molti artisti mi dicono:

Ma io ho un sito e pubblico le mie opere su Instagram ma non funziona.

Certo, non basta avere un sito e un account social!

Devi avere una strategia!

Internet non è la soluzione.

Internet è lo strumento.

Che tu devi imparare ad utilizzare efficacemente per ottenere i risultati che meriti.

Buon lavoro!

4 Comments

  1. Forse è solo un’impressione ma una cosa mi ha particolarmente colpito, oltre all’efficace impostazione d’insieme con cui produci i documenti, nel
    caso particolare è qualche cosa che esula dallo specifico argomento.
    Ossia, la somiglianza nei tratti del viso, ad esclusione della capigliatura, tra te e il ritratto della “Giovane veneziana” del Durer. Qualche parentela?
    Un saluto per l’ indomita Stefania da Enrico.

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